Finitudine celeste
Chiusa di monti porta apre d’immenso,
di mare e cielo,
in fondo all’orizzonte.
T’ammalia Lerici sulla terra ferita,
uno squarcio d’azzurra luce
all’improvviso.
Braccia protese al sole e all’infinito.
D’inattingibile altra vita
via lattea si condensa, al levarsi del mondo;
di sé vaga, nello specchio dei sogni,
tra rosee brume, vivida Venere
si rimira.
Fior di beltà si staglia dalla costa,
si distende sull’onda e trascolora,
trasfigura in mistica visione.
Bianco volare ne incorona l’aere,
poderose spire ascendenti di gabbiano
lentamente sformarsi alto-lontano.
Mare d’ulivi s’inerpica sui colli,
accese iridescenze increspan l’onda.
Chiaror di luna, sui flutti sospeso,
l’albo castello all’immenso proteso.
Stese silenti, sfumate lontananze,
ombra di serenità marina
ti sommerge.
S’incanta il tempo, e si frastaglia
nel languor della baia e tra la rena,
ascoltar, pare
sirena.
Raccolta intimità, pace profonda,
negli ombrosi recessi,
liquida atmosfera di salmastro e pesce
penetra l’anima.
Sciabordio tenue,
sordo, trepidante.
Rimuginar d’acque in grembo a pietra…
Qui pullula la vita
… e il suo mistero.

Molto bella!
Congratulazioni
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Grazie, sì la poesia non è male. Tant’è che l’avevo usata, modificandola per un’atmosfera medievale, nel mio poema sulla via Francigena “La via santa” .
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😊 🙏
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