Ancora un Diploma di merito (menzione d’onore) ho ottenuto sabato scorso a Borgo San Lorenzo, al Premio Letterario “Nuovi occhi sul Mugello”, per la poesia a tema sul Mugello. Naturalmente il testo, che riporto di seguito, non è una lirica, ma, come spesso faccio io, una storia in versi.

Al passo dell’Osteria Bruciata Chi ora passa da quella via più non trova locanda o osteria. V’era una volta un oste e famiglia – moglie, due figli e la bella figlia – e avreste visto anche all’aperto gran tavolate all’ombra di un gelso. Ma sorger pareva la loro fortuna tra occulte ombre, al lume di luna. C’era di mezzo una magica teglia? … Chi ivi dorme di rado si sveglia, perché l’oste, la moglie e i figli, scannavan gli ospiti come conigli. Come il re Mida mutò tutto in oro essi dei morti facevan tesoro, frollati e cotti con tutti gli odori, e ben serviti agli ignari avventori. E andava forte la carne umana, una delizia, una fragranza strana! In questo modo, tra arrosti e lessi, i corpi svanivano, mica eran fessi! Ma un vispo frate dal nero cappuccio vi odorò carne di cristianuccio e dicendosi oltremodo contento ne chiese altra per il suo convento. “È proprio carne di umanità!”, ruggì a Santagata il Podestà, e di sbirri inviò un gran drappello. Visti i resti dell’inumano macello, ai rami più grossi del loro gelso tutti li appesero, senza processo. Ormai quella era una casa dannata e l’osteria fu abbattuta e bruciata. Il venerdì notte, lungo quel passo, ondeggian fiamme, s’ode gran chiasso.