Al passo dell’Osteria Bruciata

Ancora un Diploma di merito (menzione d’onore) ho ottenuto sabato scorso a Borgo San Lorenzo, al Premio Letterario “Nuovi occhi sul Mugello”, per la poesia a tema sul Mugello.  Naturalmente il testo, che riporto di seguito, non è una lirica, ma, come spesso faccio io, una storia in versi.

 

  Al passo dell’Osteria Bruciata 

Chi ora passa da quella via
più non trova locanda o osteria.
V’era una volta un oste e famiglia
– moglie, due figli e la bella figlia –
e avreste visto anche all’aperto
gran tavolate all’ombra di un gelso.
Ma sorger pareva la loro fortuna
tra occulte ombre, al lume di luna.

C’era di mezzo una magica teglia?
… Chi ivi dorme di rado si sveglia,
perché l’oste, la moglie e i figli,
scannavan gli ospiti come conigli.

Come il re Mida mutò tutto in oro
essi dei morti facevan tesoro,
frollati e cotti con tutti gli odori,
e ben serviti agli ignari avventori.

E andava forte la carne umana,
una delizia, una fragranza strana!
In questo modo, tra arrosti e lessi,
i corpi svanivano, mica eran fessi!

Ma un vispo frate dal nero cappuccio
vi odorò carne di cristianuccio
e dicendosi oltremodo contento
ne chiese altra per il suo convento. 

“È proprio carne di umanità!”,
ruggì a Santagata il Podestà,
e di sbirri inviò un gran drappello.
Visti i resti dell’inumano macello, 
ai rami più grossi del loro gelso
tutti li appesero, senza processo.

Ormai quella era una casa dannata
e l’osteria fu abbattuta e bruciata.
Il venerdì notte, lungo quel passo,
ondeggian fiamme, s’ode gran chiasso.


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