A proposito della mia poesia vincitrice “La risaia non è più gaia”
Nei commenti su facebook alcuni mi hanno chiesto se era possibile leggere la poesia. Lo farei volentieri, ma gli organizzatori del concorso (Noctua Book e “Parco Oglio Sud”) stanno preparando un’antologia con le migliori opere del concorso dedicate alla natura. Pertanto bisogna aspettare la pubblicazione per mostrare quei contenuti. Io ho già detto sul palco che la mia più che una poesia è una filastrocca, ed è comunque diretta prevalentemente ai bambini. Mi hanno minacciato (scherzando) di togliermi il premio. Ma una poesia che descrive accuratamente le risaie non può essere del tutto ispirata, è frutto in buona parte di tecnica e lunga esperienza. E (mi rivolgo agli altri finalisti giovani che ci sono rimasti male) chi è giovane non può avercela. Per dare comunque un’idea di come è scritta pubblico qui un’altra mia poesia che fa parte dello stesso progetto di Bestiario ed ha avuto una menzione d’onore ed è stata pubblicata dal Premio Letterario “Jucunde docet” di Torino nel 2020.
Il pappagallo
Ha la cresta, e non è un gallo,
per la pappa è sempre in ballo.
Pare allegro e sbruffoncello,
voce ha d’uomo ed è un uccello.
Testa in giù, sguardo in tralice,
attento a quel che ognuno dice,
è un funambolo, e la sua destrezza
copre l’impaccio e la timidezza.
Per far rima il pappagallo
va vestito tutto in giallo,
ma del bel verde del prato
è non meno innamorato.
Volentieri indossa il velo
del chiarore blu del cielo.
Con Arlecchino non sfigura,
tante tinte gli dà la natura.
Ma sul trespolo è alla gogna
e se è rosso è di vergogna,
e per non esser visto chiude l’occhio:
ha un cuore, non è un balocco.
