di Ada Negri
La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i petali di neve.
Troppo rapido il passo con cui tocchi
il suolo, e al tuo passar l'erba germoglia,
o Primavera, o gioia dei miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell'orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, nei loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l'aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza,
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di marzo, o giovinezza...
Da poetessa Ada Negri coglie nel rapido fiorire e sfiorire della Primavera la malinconica immagine del passare fugace della vita e della bellezza. Ma dal contadino, che la sa lunga, quello sfiorire è atteso e desiderato, perché è così che si forma il frutto, si ha il raccolto, e sempre nuova vita. Niente di tutto quel che vive è immobile, e il seme muorendo crea la pianta e il fiore, e il fiore fa posto al frutto, in un ciclo continuo e in divenire di nascita e morte.
Certo la giovinezza vola via in un soffio, la vita – e lo sente più forte chi come me è già avanti con gli anni – passa come un sogno. Ma la sua bellezza sta proprio in questa impermanenza ( quasi un’onda fugace di profumi e petali di fiori), in questa unicità e irripetibilità che la rende preziosa e rara quando c’è, un vero e proprio miracolo di cui dobbiamo essere contenti e grati.
