“Aprile dolce dormire e forte sospirare; i granai son vuoti e la botte comincia a suonare”
“Sono aprile e porto il sonno, al nipote, al babbo e al nonno”
Secondo la tradizione popolare aprile è associato al sonno per via dei primi dolci tepori che ci infiacchiscono e ci fanno appisolare. Ma non è stato sempre così. Il nome di aprile pare derivare da Afrodite, la dea greca corrispondente alla Venere dei Romani, e anche se così non fosse, alla dea dell’Amore e della fertilità era dedicato quel mese di pieno risveglio della vita. Altri quindi erano i languori e le attività nel letto.
Ma, a parte il fatto che nella tradizione cristiana “Bacco, tabacco e Venere, riducono l’uomo in cenere”, soprattutto poi, quei raffinati giochi amorosi in un tripudio di fiori, che risplendono per esempio nei quadri e affreschi del Rinascimento, non erano pane per i denti del contadino, tutto preso a sbarcare il lunario: per lui l’andamento della stagione veniva prima di tutto, una grandinata era una questione di vita o di morte, voleva dire fame e carestia.
Per questo tutti i proverbi sono incentrati sul tempo e sul raccolto: “Acqua d’aprile, ogni goccia vale mille lire”; “Quando tuona d’aprile, è buon segno per il barile”; “Freddo e umido d’aprile, empie lo staio e il barile”; “Se per San Marco (il 25) gocciola lo spino, sarà abbondanza di grano e vino”.
E da quel che si dice , il tempo meteorologico, pare non cambiare molto rispetto a marzo: “Aprile, non ti scoprire”; “Quando aprile mette il muso, fuoco acceso e uscio chiuso”; “aprile, quando piange e quando ride”; “aprile, apriletto, un dì freddo, un dì caldetto” Ma rallegriamoci perché: “Un aprile troppo bello, offre a maggio il suo mantello”; “Quando aprile tuona e piove, porta sempre buone nuove” E per chi come me, uomo o donna che sia, è un po’ avanti negli anni, porta anche qualche beneficio: “Aprile, esce la vecchia nel cortile”. E in fin dei conti: ”Pioggia di primavera, non è cattivo tempo, e al calare della sera, s’accende il firmamento”.
