Ecco una mia filastrocca per grandi, sulla mietitura e trebbiatura, ovviamente di altri tempi.
Giugno, la falce in pugno
Passaron presto, come un miraggio,
tra rose e canti i giorni di Maggio;
tutti all’opera, nell’afa di Giugno,
col cappellaccio e la falce in pugno.
E non faceva una volta paura
la schiena china né la calura.
Sempre avanti, su, coraggio!
acqua in fresco, pan e formaggio.
Vitaccia cane, la mietitura:
ma altra stazione, e fatica dura,
coi buoi pazienti far la carratura.
Col forcone, a forza di braccia,
una cupola di covoni viaggia.
Con la speranza che di giugno
il cielo almen non metta il grugno.
E col grano che brilla sull'aia
sogna e spera la brava massaia,
e l’alta barca di dorato frumento
sfida la pioggia, fulmini e vento.
La croce di paglia, sopra la cima,
ben la protegge, e fa anche la rima.
Atteso tanto, e con premura,
il dì più bello, la trebbiatura.
Gran baccano e scoppiettìo,
e il sole bacia quel bendiddio.
In mezzo al sudore e al polverone
cala bel grano da ogni covone.
Cade la loppa e s’ammucchia sull’aia,
tra canti e scherzi, e gente assai gaia.
Misura il grano, scuro lo staio,
al cielo sale snello il pagliaio.
E il vinsanto, coi cantuccini,
a tutti tocca, pure ai bambini.
In un secchio d’acqua del pozzo
ci si deterge la testa e il dorso.
Si può ognuno accomodare,
guadagnato è il desinare!
In una lunga tavolata
si dimena la brigata.
Papero in umido e pappardelle,
stender fanno viso e pelle.
Scorre il vino, scorre a fiumi,
la stanchezza va in frantumi.
Sulla tavola apparecchiata
gioia accesa e spensierata.
E continua diman l'avventura:
da tutti va fatta la battitura.
giovannettisergio 