Non si è fatto a tempo ad annunciare l’arrivo del vaccino contro il Covid-19 che già infuriano le polemiche. Un po’ di diffidenza ce l’abbiamo credo tutti. Altri poi, come i NO VAX, parlano di interessi delle case farmaceutiche, o di complotti dei governi per tenere sotto controllo le popolazioni, ecc. Ma la convinzione che il vaccino sia pericoloso e quasi un veleno non è certo storia di oggi. Come si può vedere da questo sonetto di Renato Fucini del 1879, sul vaccino per il vaiolo, che pure funzionò e come, e chi sa quante vite ha salvato. E la gente diceva più o meno le stesse cose (spesso insensate) che si sentono oggi. Il sonetto, in vernacolo pisano, è davvero profondo ed esilarante.
Er vaiolo
Io li lasso discorre’, cor vaiolo;
Ma, Dio guardi, s’attentano a vieni’
A sciupammi ‘braccini ar mi’ figliolo,
Sputan l’anima sua, vorre’ mori’.
Me lo ‘rede, Mabilia, ho questo solo –
Fai sèrvo, Bastianino, – eccolo ‘vi!
Ma piuttosto lo sbacchio ‘n d’un piòlo
Che lo ‘nnestalli ‘ver veleno lì.
Ché po’ ‘un è vero, sa? Nun li dii retta
A questi lusurai der sangue umano.
Dice: assarva la vita… una saetta!
Scusi: ‘un glielo ‘nnestonno ar signor Tito?!
Ma quando viense giù da un quarto piano,
Lo sa ‘n po’ po’? rimase lì stecchito!
