Taglia tu che taglio anch’io
Di vie e piazze, una volta,
gli alberi erano la volta,
ma ormai sono superati
ed esser devono estirpati.
Più non servono a un bel niente,
anzi uccidono la gente.
Questo è l’ultimo Vangelo
che non vuole il verde in cielo
Le Amministrazioni Comunali
in questa guerra non han rivali:
“Che ci fanno tigli e pini?
Buoni solo a far casini
e non portano quattrini.
Per le piante non c’è posto,
ruban spazio e hanno un costo:
chi non ci arriva è bello tosto!”.
L’automobilista rumoreggia:
sulle piante non parcheggia.
E a un altro, poverino,
gli ha cacato un uccellino
sulla macchina lavata:
«Che ogni pianta sia segata!».
E ogni bravo cittadino
toglie il tiglio dal giardino:
«Mammamia, che allergia!
Niente piante a casa mia!
E il pino è una vergogna,
gli aghi intasano la fogna,
e rami e pigne li raccoglie,
e s’incazza poi, mia moglie!».
Se ne van senza un lamento
e già pronto c’è il cemento,
liscio, comodo e ordinato.
E se poi ci manca il fiato?
Senza più la pinetina
non c’è ombra alla panchina,
e dove vanno poi gli uccelli
a fare i nidi e i canti belli?
.
Taglia oggi, taglia domani
la terra sarà adatta ai marziani.
Questa mortifera Economia
ci sottrae vita e poesia.
