4 novembre 1918, celebrazione della Vittoria: di chi?

L’uomo inutile e la storia

Bruciò i prati verdi la guerra

e l’azzurro dei cieli e dei mari.

Sui campi danzava, la morte,

e i cuori s’ occlusero, e porte.

Subentrò miseria e dolore

per il vinto ed il vincitore.

Tornò dal fronte il soldato,

del sangue nemico lordato,

del sangue amico gravato.

Aspettava una gratificazione

da chi era rimasto in poltrona.

Quando invece lesse i giornali

esaltavano… Napoleone.

Fioccaron gli applausi e la gloria

– medaglie, retorica e boria –

per chi aveva vinto nel letto,

e lui, stremato e negletto,

tornava col fischio del treno,

e gli occhi pieni di arcobaleno.

Invano scrutò tra i cantieri:

ove ulivi e il suo tetto eran ieri,

si ergevano costruzioni lunari,

negozi, banche ed affari.

La Patria esige Olocausti,

di sangue e dolore si nutre!

La Patria i suoi figli divora.

Il Profitto col sangue s’indora!

Invano cercò la sua donna.

Sola, senza il sussidio

di chi fu inviato a ammazzare

da una patria bugiarda e matrigna,

venduto aveva la vigna,

la casetta e le promesse nuziali

ai grassi eroi dei giornali.

Prosperò nel mondo la pace,

glorificarono i governanti.

Osannarono chi aveva vinto nel letto,

nel letto di chi spendeva la vita

per la loro cupidigia infinita.  

                                Sergio Giovannetti

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