L’uomo inutile e la storia
Bruciò i prati verdi la guerra
e l’azzurro dei cieli e dei mari.
Sui campi danzava, la morte,
e i cuori s’ occlusero, e porte.
Subentrò miseria e dolore
per il vinto ed il vincitore.
Tornò dal fronte il soldato,
del sangue nemico lordato,
del sangue amico gravato.
Aspettava una gratificazione
da chi era rimasto in poltrona.
Quando invece lesse i giornali
esaltavano… Napoleone.
Fioccaron gli applausi e la gloria
– medaglie, retorica e boria –
per chi aveva vinto nel letto,
e lui, stremato e negletto,
tornava col fischio del treno,
e gli occhi pieni di arcobaleno.
Invano scrutò tra i cantieri:
ove ulivi e il suo tetto eran ieri,
si ergevano costruzioni lunari,
negozi, banche ed affari.
La Patria esige Olocausti,
di sangue e dolore si nutre!
La Patria i suoi figli divora.
Il Profitto col sangue s’indora!
Invano cercò la sua donna.
Sola, senza il sussidio
di chi fu inviato a ammazzare
da una patria bugiarda e matrigna,
venduto aveva la vigna,
la casetta e le promesse nuziali
ai grassi eroi dei giornali.
Prosperò nel mondo la pace,
glorificarono i governanti.
Osannarono chi aveva vinto nel letto,
nel letto di chi spendeva la vita
per la loro cupidigia infinita.
Sergio Giovannetti
