Questa poesia, composta per il “Premio Sacravita 2016-2017”, che aveva come tema “I beni della terra” , è stata pubblicato nella relativa antologia tra le opere selezionate.
FIGLI DI CAINO
Santa è la terra, ed è di tutti, re, mendìchi e farabutti;
non v’eran poveri, re, e migranti,
quando tutto era di tutti quanti.
Né bimbi v’erano, e neri fratelli
in acqua aggrappati a frali fuscelli,
protesi a miraggi di luce lontana,
persi tra i sibili della tramontana.
Ma qualche figlio poi di Caino,
per sé volendo più pane e vino,
s’arrogò il diritto di far sua la terra
e come fiamma divampò la guerra.
Lo togli agli altri, quel che hai di più,
affami il fratello e il Buongesù.
Ma giusti non siamo, e men solidali,
d’esser, pensiamo, diversi e speciali.
I cassonetti traboccano immondi
di cibi strappati agli altri mondi.
E’ torbido lo specchio dei nostri occhi
dei bimbi annegati coi loro balocchi.
Provvede il Cielo a quel che ci vuole,
quel di più per cui ognuno si duole,
che per mare e terra andiam cercando,
rovina a noi arreca, e agli altri danno.
E la formica che accumula il grano
dentro il terraio, lavoro fa vano,
e lo vedrà una volta marcito,
verso il cielo svettare, infinito.
Presunzion grande, cieca superbia,
abusare degli altri e ferire la terra,
causar siccità, cataclismi e mali
che vite gettano in bocca agli squali.
Disseminarsi, condivider la terra,
far marcire ogni io e ogni guerra,
il Bendiddio aprire alle altre mani,
o perderci tutti, non avere domani.
Sergio Giovannetti