Un poema, in rima baciata, un tuffo in un universo altro, e pur a noi confinante… Il viaggio-pellegrinaggio, nel primo decennio del ’300, tra le avvincenti spire della via Francigena. Il ritmo della rima baciata che va a riecheggiare il ticchettio incessante del cavallo sul selciato e l’inesorabile scorrere dei giorni, la cantilena che ti culla come una ninna nanna o un’antica nenia e insensibilmente ti trasporta in un mondo velato di profondità oniriche. Quale era la percezione della realtà di allora, un universo instabile e fluido senza confini netti tra al di qua e al di là, tra ombre e persone in carne ed ossa, visioni ed esperienze vissute alla luce del sole. Un percorso, tra atmosfere conturbanti e orizzonti ultraterreni, nei gangli più profondi della vita. Alla ricerca di una Salvezza che pare baluginare all’orizzonte, e sempre oltre va sfumando. In un oscuro labirinto dove la sola possibilità pare l’andare. Finché va…
- D’un cavaliere si cavalca la via
D’un cavaliere, si cavalca la via, la cui memoria par fola o follia, in un mondo fluido, svanito e strano, ove il gigante s’accoda al nano. Lasciò la casa, lasciò la città, dove crebbe e, forse chi sa, un graffio v’era, della sua mano, e ove, glorioso, un dì tornerà. Va sulla strada che porta lontano. Lasciò un gatto, lasciò la famiglia – ma non aveva né padre né figlia –, lasciò i sogni di adolescente, e anni grevi, e giorni di niente. Cavalier senza vizio e paura il male insegue, o tristizia e sventura. Traversa fiumi, scavalca monti, Belzebù affronta su calli e ponti. Agli estremi della terra portar vuole pace o guerra, e il sepolcro liberare, nostra Luce d’oltremare. Se ne va sotto le stelle, sotto il sole la sua pelle, nella palude più tetra e malsana, per dove s’ode una stanca campana
![9788827864654[1]](https://giovannettisergio.files.wordpress.com/2019/01/97888278646541.jpg)