Gli strambottoli

“Icchè tu strambottoli”, mi diceva a volte la mi’ mamma, quando parlavo tra me e me, o a voce bassa, o in modo confuso e pasticciato. O quando le pareva che dicessi cose senza senso. Strambottoli è certo un toscanismo: sta per strambotti, come conigliolo sta per coniglio. Gli strambotti erano in realtà dei brevi componimenti di poesia popolare, formati di solo otto versi (in pratica si trattava di un’ottava, anche per la struttura metrica). Poesie di poco conto, spesso improvvisate, ma composti anche da nomi illustri come Poliziano o Lorenzo il Magnifico. Non avevano però niente di strambo, anzi, erano chiamati anche “rispetti”, ed in genere erano in onore della donna amata: sdolcinati ed esagerati canti d’amore, o lamenti e piagnistei di cuori trafitti e delusi. Nell’ottocento e novecento invece gli strambottoli diventano rime accavallate l’una sull’altra per il gioco delle assonanze, senza alcun senso nei contenuti e con l’intento, spesso di far ridere. Come sia avvenuto questo passaggio non lo so, ma è a questi ultimi che ci si riferisce nella parlata popolare, quando si chiamano strambottoli cose non vere, parole insensate, aria fritta.
Ecco alcuni esempi di quello che ho detto: il primo, in stile dei “rispetti” è di Niccolò Machiavelli:

Nasconde quel con che nuoce ogni fiera;
Celasi adunque sotto l’erbe il drago;
Porta la pecchia in bocca miele e cera,
E dentro al piccol sen nasconde l’ago;
Cuopre l’orrido volto la pantera,
E’l dosso mostra dilettoso e vago;
Tu mostri il volto tuo di pietà pieno,
Poi celi un cuor crudel dentro al tuo seno.

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Ed eccone invece  invece due ottocenteschi di Giuseppe Moroni, detto il Niccheri, poeta illetterato come amava definirsi lui, assai famoso tra il popolo per il suo poemetto “La Pia de’ Tolomei”:

La Caterina con la sua berretta,
prendeva l’acqua sopra un ginepraio;
Disse Pipone: Dammene una fetta.
Gli rispose di no quel pecoraio:
Gli ha ben ragione! disse l’Enrichetta
che faceva la pappa nel telaio;
E non si vergognò, quella sfacciata,                                                                                                   a leticar con una cantonata.

Ed ancora:

La nipote di’ prete di Badia
andiede in Chiesa a Santa Margherita
E si messe a cantar di poesia.
Poi rammontava l’acqua con le dita.
Un asino dicea l’Ave Maria,
scansò la piana e prese la salita,
al suo padron non gli volle dar retta,
a forza di corregge andiede in vetta.

 

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