“… Il Carnevale va va va, finisce male va va va…” , cantava sul finire degli anni ’60 Caterina Caselli. “Io ti racconto il Carnevale, la festa che finisce male…” ribadiva Claudio Lolli. Ma come, la festa più spensierata dell’anno apre la porta alla tristezza? Un po’ è certo una questione di rima (carnevale – male), così come luna è accoppiata sempre con fortuna (o sfortuna, come fo io di solito). Ma non è solo questo. Intanto, la parola stessa Carnevale deriva dal latino “CARNEM LEVARE”, vale a dire ricordava a tutti che stavano per iniziare i quaranta giorni della Quaresima in cui la carne non si doveva più mangiare. E allora giù con la carne, finché si può, e un proverbio toscano invita a farne il pieno : ”PER BERLINGACCIO, CHI NON HA CARNE AMMAZZI IL GATTO”. E via alla festa, alla bisboccia, a ogni tipo di scherzo, tanto poi si farà penitenza. In quei magici giorni tutto era ammesso, il mondo era come capovolto, l’ordine e le gerarchie sociali erano trasgrediti, e con la maschera il servo poteva fare il padrone e viceversa. Tanto “per Carnevale ogni scherzo vale”, nessuno si deve arrabbiare, e i potenti si possono prendere in giro e sberleffare. Tutti in ginocchio però, in ordine nei ruoli stabiliti, e con la cenere sulla testa abbassata, dopo il martedì grasso. “L’AMORE DI CARNEVALE, MUORE A QUARESIMA”. E così il mercoledì delle ceneri partiva l’espiazione, l’astinenza dalla carne e non solo, e altri rituali di purificazione in vista della Santa Pasqua. ” Certo, quel purgarsi e ripiegarsi su di sé nell’ultimo periodo dell’inverno, per esser più freschi e vitali all’esplosionne di vita della primavera, era in pieno accordo con i ritmi dellle stagioni e della natura. Alla mortificazione seguirà allora la festa gioiosa della Pasqua, felicità più spirituale e profonda, che si accompagna al trionfo della luce e dei fiori, in un ciclo che sempre si ripete. Bisogna poi dire che ogni festa porta con sé un momento di tristezza, al suo finire; come i fuochi d’artificio che dopo tanto fulgore lasciano solo fumo e cenere. Così il Carnevale che lascia sulle strade tristi distese di coriandoli e stelle filanti calpestate, cappelli di carta e maschere strappate e gettate via. A ricordare che tutto va e torna… finché torna.