Alla “Ballata del coronavirus” faccio seguire quest’altra filastrocca. È per i bambini più piccoli che poco sono coinvolti dal “noi tutti” che insieme possiamo sconfiggerlo ed hanno bisogno di un piccolo eroe in cui immedesimarsi.
Si svegliò male il coronaviro, che dormiva come un ghiro. Lo svegliò il pipistrello, e lui disse “Fo un macello!”. Dalla Cina alla Manciuria, per Corea e Giappone infuria, dall’Italia all’Inghilterra strozza gente e pugni sferra. Si combatte in terra e mare, lui riempie ogni ospedale e la nostra medicina se la beve come china. Non ha cuore, beve il pianto, e tanti manda al camposanto. Lo scienziato è sconfortato: a troppa gente manca il fiato. Per fermare quel macello scende in campo un bambinello. Ali ha ai piedi ed al cappello, quell’intrepido monello. Guanti e maschera ha per scudo, una camicia, e poi è nudo. “O Corona, brutto viro, ora basta andare in giro. Io ti sfido: mi ritiro!”. Quel cattivo urlò stupito, “Io ti schiaccio con un dito! Io ti avvolgo nel mio manto e di te mi bevo il pianto. Perché solo io mi diverto a far del mondo un gran deserto”. “Tu ti vai cercando guai. Nel deserto ci morrai! Forza, su, Coronaviro! Io sto qui, fuor dal tuo tiro! Io ti affronto: mi ritiro!”. Ed il virus più arrabbiato lo inseguì per il campo e il prato. Vola il bimbo, va più lesto... Lo inseguì fin nel deserto. Nel deserto non c’è un cane ed al virus manca il pane. Tra le dune e la calura or si smorza la sua furia. “Una lacrima per favore, anch’io son figlio del Signore”. “Non hai anima né cuore, morirai nel tuo bruciore. Ogni lacrima già versata ti sotterra, e una risata”. Rise il bimbo, e sulla sabbia, lui morì di sete e rabbia. Così libero fu il mondo da quel microbo rotondo.
