LA NOTTE DI SAN GIOVANNI, OGNI ERBA NASCONDE INGANNI
È una delle notti più corte dell’anno, ma le giornate giunte al culmine iniziano ad accorciarsi, e forse proprio per dare un aiutino al sole si facevano i fuochi. Da cui i famosi “Fochi” di Firenze. È avvolta da un alone di mistero, tanto da essere quella più indicata per raccogliere erbe per pozioni magiche. In realtà, poiché viene poco dopo il solstizio d’estate, è collegata al ciclo solare e alle antiche tradizioni pagane. Riti pagani che corrispondevano ai vari momenti delle coltivazioni dei campi. E l’importanza di questi giorni per l’agricoltura emerge chiaramente dai proverbi: SAN GIOVANNI MIETITURA, SAN PIETRO TREBBIATURA. E il perché lo spiegano altri proverbi: PER LE GUAZZE DI SAN GIOVANNI SI MIETE (Si cercava di mietere prima per paura della rugiada di quella notte. Ma anche della pioggia): LA VIGILIA DI SAN GIOVANNI, PIOVE TUTTI GLI ANNI. Anche se, per fortuna: SE PIOVE A SAN GIOVANNI, DALL’ASCIUTTO POCHI DANNI. Cade insomma in un periodo della stagione determinante per le colture: LA NOTTE DI SAN GIOVANNI ENTRA IL MOSTO NEL CHICCO. O anche: A SAN GIOVANN, I SCIRES FANN EL GIOVANNIN (le ciliegie fanno il verme). Oppure:LA NOTT DE SAN GIOVANN, SE CATTEN I NOS VERD (si raccattano le noci verdi per fare il nocino). E, sempre nel milanese, si chiama “El mazz de san Giovann” la raccolta della camomilla che si deve fare quella notte, quando è bagnata di rugiada.
